martedì 18 settembre 2012

L ATTACCO AL CONSOLATO USA NON è MAI AVVENUTO. Le dichiarazioni schok del freelance Jim Stone

Secondo il giornalista freelance Jim Stone, l'attacco al consolato di Benghazi è inventato e spiega le ragioni di questa dichiarazione nel suo blog. Innanzitutto, il giornalista premette la non esistenza di un consolato Usa a Benghazi in quanto, secondo il sito ufficiale del Dipartimento di Stato Usa, l'unica ambasciata in Libia risulta essere quella di Tripoli (lista ambasciate e consolati Usa nel mondo). In sostanza, il consolato di Benghazi non esisterebbe. Anche su Google Maps non risultano ambasciate/consolati Usa a Benghazi, inoltre dalla lista delle ambasciate Usa pubblicata su wikipedia, viene confermata la presenza dell'unica ambasciata Usa in Libia situata a Tripoli.
Nella rete ci sono diverse foto di questa ambasciata/consolato a Benghazi ma il freelance afferma che queste sarebbero false in quanto nessuno può verificarne la veridicità : data la presunta non esistenza del consolato, si possono mettere in rete foto di qualunque edificio distrutto e nessuno può affermare il contrario.


Come afferma il freelance: "Sarete preoccupati di ciò che potrà succedere in futuro. Ci stanno dando il "proiettile d'argento" e dovremmo usarlo contro i media che divulgano tutto ciò. Questa menzogna è talmente ovvia che potremmo mirare la credibilità di Cnn, Fox, Abc e quant'altro. Non perdiamo questa occasione."
Il freelance posta nel suo sito alcuni autorevoli giornali che parlano dell'attacco a Benghazi: entrambi danno due location differenti per l'ambasciata

http://www.guardian.co.uk/world/interactive/2012/sep/13/us-consulate-attack-benghazi-interactive (cliccare su next)
http://i.dailymail.co.uk/i/pix/2012/09/12/article-2201780-14FAC714000005DC-380_472x684.jpg
Questo va ad avvolarare la tesi della non veridicità della notizia, in quanto è incerta la sede di questo consolato.  

SPEGNI LA TELEVISIONE

Perfetta questa notte. Guarda che luna. Io ne sento persino l’odore. Sembra che ci giudichi mentre le nuvole le scorrono sotto come un gregge di pecore sottomesse. Sì, un po’ come noi.
Ma che ci frega? Guarda che colori, che definizione. Non c’è tempo di pensare, di fare i filosofi della domenica. Divertiamoci. Intratteniamoci. Spegni quel cervello, non ti ha rotto le palle? Accendi quel 40 pollici e comincia a bere.
Sì, la Tv è come un fluido di cose vomitate non-stop che aspettano di essere bevute, assimiliate. Una luce che illumina radiosa infinite idee, preconcetti, modelli pronti e confezionati come regali di natale. Ed ogni giorno è la vigilia.
Arde come una fiamma e tutti la venerano. Ah non c’è dubbio che sia uno strumento potente… o del potere?
La fiammella langue e si contorce e tu hai l’impressione sia tutto bellissimo, romantico, diverso… di avere così tanta scelta, ascoltare così tante voci… ma se durante la pubblicità verificassi chi dice cosa, i tanti canali e le tante informazioni si trasformerebbero in poche parole di pochi potenti individui.
Ma che importa? Continuiamo a galleggiare come le nuvole, cullati da mamma televisione. Stiamo tutti lì incollati a vedere queste ombre cinesi. Qualcuno si spinge a dare un’occhiata alle mani che le proiettano… ma pochissimi riescono a vedere da dove arriva la luce. Alla fine diventiamo noi stessi quelle ombre. Questa è l’illusione più potente!
Accendi la Tv e vedi un piccolo rivoletto d’acqua. Ti dicono sia la verità, “cazzo, è in onda, sarà vero!”, e ti concentri su quello, su quel rivoletto… ma nessuno ti mostra il mare. Fanno tutto a pezzi e ti mostrano qualche piccolo coccio come fosse la verità, come se potessi sapere com’è profondo il mare da una singola goccia.
La verità te la coltivano davanti agli occhi e cresce come dicono loro. Tu cresci come dicono loro. Concimano questo, potano quest’altro, guarda che bel colore!… e a te non resta che sederti e divorare tutto.
Buon appetito. Così pensi di mangiare la verità e cresce l’illusione, perché diventiamo ciò che mangiamo. La Tv riesce a fingersi uno specchio: sì, tutti dicono che è il riflesso della società e tutti ci credono. Così quando la guardi e vedi qualcosa di stupido, di orrendo, di cattivo, di sbagliato… credi di essere tu ad essere stupido, orrendo, cattivo, sbagliato…
Ti convincono che quella piccola fiammella illumini tutto mentre mette in luce solo inezie, mezze verità… mai pensato alle zone che rimangono buie? Un telegiornale… mai pensato alle notizie che il telegiornale non dà? Come un uomo che abbevera un cane assetato o un bambino che pianta un albero ed invecchia insieme a lui…
L’unica verità che puoi tentare di costruirti è quella fatta dalle tue esperienze e dalla tua sensibilità. Dal tuo spirito critico… che muore ogni giorno un po’ davanti a quel cazzo di televisore, senza avvertire, silenzioso, come un gatto che cammina.
Per non parlare della cultura! Avrai sicuramente sentito parlare di quanto sia stata utile la Televisione per l’alfabetizzazione del popolo. Allora perché in America, dove la diffusione del mezzo ha un vantaggio di decenni rispetto all’Italia, il 50% dei giovani non sa nemmeno indicare lo stato di New York su una cartina?
La Tv avrà insegnato la lingua a molte persone, ma forse è il caso che cominciamo a dare un’occhiata anche a cosa dicono tutte queste lingue che si muovono. Se hanno davvero qualcosa da dire o se hanno solo imparato lo slogan in rima di un detersivo.
Per carità, la Tv ci parla anche di storie bellissime, di persone fortunate… come i Vip… ed i loro modelli inarrivabili, perversi, vuoti. Non ti vendono il loro sogno, bada bene, ti vendono la frustrazione e l’invidia. Ti mostrano questi pupazzi venuti dal nulla che hanno tutto, cioè hanno solo i soldi, ma ti insegnano che questo è tutto, e non sia mai che spuntasse nella tua testa un “perché?”… perché questi tizi dentro quella scatola hanno accumulato così tanta fama, rispetto… SOLDI, risorse… con quale diritto? Con quale merito?
Mangia, mangia… diventi ciò che mangi…
Omologazione… alla tv si parla di questo. Tutti parlano di questo. Sei fuori dalla community se non segui l’ultimo reality, se non sai completare il tormentone di quel comico o se non ti sei ancora scaricato la canzone di quella pubblicità.
È un tramonto eterno! La tv è diventata la piazza moderna, dove una volta le persone si incontravano ed interagivano scambievolmente alla pari. Se non riesci a vedere la tragedia che sta dietro alla sostituzione della piazza con uno strumento mass mediatico dove pochi parlano e gli altri ascoltano sei in pericolo! Tutti lo siamo. Spegnila!

venerdì 7 settembre 2012

CLAMOROSO: VEDIAMO SE VI è ANCORA QUALCUNO CHE NON CI CREDE!!!


CLAMOROSO: 11 Settembre: ritrovato esplosivo nelle Torri, ora è ufficiale



Ora è ufficiale. Tracce di esplosivi di nano-termite sono stati raccolti dai detriti del WTC poco dopo il loro crollo dell'11/9/2001. Alla Brigham Young University, il professore di fisica, il dottor Steven Jones, ha fatto la scoperta dell'esplosivo insieme ad un team internazionale di nove scienziati.

Grazie quindi alle prove di laboratorio più estese, gli scienziati hanno concluso che i campioni analizzati, hanno mostrato che si tratta di esplosivi nano-termite, generalmente usati per scopi militari.

Dopo un rigoroso processo di peer-review, il loro documento è stato pubblicato nella Bentham Chemical Physics Journal, una delle riviste più accreditate negli USA e che ha approvato alcuni Premi Nobel, essendo rispettata all'interno della comunità scientifica. Primo autore dello studio è Dr. Niels Harrit di 37 anni, professore di chimica all'Università di Copenaghen in Danimarca e un esperto di nano-chimica, che dice: "Il conto ufficiale messo avanti dal NIST viola le leggi fondamentali della fisica."

Il Governo ora sa delle prove che confermano la presenza di Esplosivo Nano-Termite, utilizzati per far cadere tutte le Torri del WTC l'11 / 9.

11 settembre 2001: il pentagono( una parte dell INGANNO GLOBALE)

THE PENTACON: PARLANO I TESTIMONI OCULARI DELLO SCHIANTO


The Pentacon: parlano i testimoniTratto da www.luogocomune.net.
Hai visto un aereo al Pentagono l'11 Settembre prima dell'esplosione? E' passato alla tua destra o alla tua sinistra? A nord o a sud? Dove si è diretto?
Tra i tanti misteri che avvolgono la giornata dell'11 Settembre 2001, quello di cosa abbia colpito effettivamente il Pentagono ha sicuramente un posto di primo piano.

Oggi non si può, a fronte delle numerose testimonianze, negare che un grosso aereo bimotore abbia sorvolato i cieli di Washington D.C. la mattina di quel giorno maledetto.
Ma possiamo essere sicuri che quell'aereo sia ciò che ha colpito il Pentagono, abbattendo cinque pali dell'autostrada lungo il suo percorso, colpendo di striscio un camion generatore e sorvolando a pochi metri dal suolo il prato antistante l'edificio governativo prima di impattare sulla sua facciata con quella particolare angolazione descritta dal rapporto Asce?
I dubbi sono tanti ed i pochi video rilasciati non hanno fatto altro che aumentarli, oltre ad alimentare le discussioni e le polemiche.

Perché quindi non verificare direttamente con i testimoni oculari le loro dichiarazioni, ponendo le semplici domande elencate all'inizio ed intervistandoli proprio sul luogo in cui, quella mattina, avevano visto un grosso aereo bimotore passare sopra le loro teste?

E' ciò che Craig Ranke ed Aldo Marquis, del Citizen Investigation Team (CIT) hanno deciso di fare e le testimonianze che hanno ricevuto, alcune delle quali sono documentate nel film che vi presentiamo (visibile tramite YouTube qui a fianco, oppure su Google Video), corredate dalle splendide ricostruzioni grafiche realizzate da un esperto video... di nostra conoscenza, Pierpaolo Murru,
mettono in seria, se non definitiva, crisi la già traballante ricostruzione ufficiale.Per abbattere i pali dell'autostrada e colpire la facciata del Pentagono nel modo descritto dalla versione ufficiale, infatti, il Boeing 757 avrebbe dovuto passare, a pochi metri d'altezza, proprio a sud della stazione di benzina Citgo, mentre i testimoni sono sicuri “al 100%” che sia transitato invece a nord della stessa, seguendo una traiettoria differente (la cosiddetta "rotta nord").
Quello che può sembrare un dettaglio di poco conto, come mostra l'immagine precedente, rende impossibile all'aereo seguire quella traiettoria e contemporaneamente abbattere i cinque pali della luce, colpire di striscio il camion generatore e poi schiantarsi contro la facciata del Pentagono.

Che cosa ha colpito il Pentagono, quindi? E che fine ha fatto l'aereo che hanno visto tutti?

Poiché il film è in inglese di seguito troverete una breve descrizione, corredata di immagini prese direttamente dal film, delle quattro interviste presentate dalla “smoking gun version” del film The Pentacon.

A breve sarà disponibile una versione estesa, la “researcher edition” in cui alle quattro interviste già pubblicate saranno affiancate numerose altre testimonianze che confermano la traiettoria e che aggiungeranno nuovi tasselli al puzzle del Pentagono.


Edward Paik

La prima testimonianza presentata dal Citizen Investigation Team è quella di Edward Paik, che lavora come meccanico presso l'officina del fratello lungo la Columbia Pike (un viale che punta in direzione del Pentagono) proprio davanti all'hotel Sheraton.
La ricostruzione ufficiale vuole che l'aereo si sia trovato, lungo tutto il suo tragitto, sempre a sud (destra) della Columbia Pike, senza mai attraversarla. l racconto di Paik però descrive una realtà sostanzialmente diversa.

Dalla sua posizione Edward non poteva vedere il Pentagono ma è comunque stato testimone del volo radente di “un grosso aereo con ali nere” che, attraversando la strada in direzione nord/est, ha sorvolato la sua officina proseguendo in direzione del Navy Annex.
Subito dopo l'esplosione, infatti, Edward Paik era convinto che fosse il Navy Annex ad essere in fiamme e soltanto in seguito ha potuto vedere che in realtà era il Pentagono ad essere stato colpito.

Robert Turcios


Il secondo testimone intervistato da Craig è invece un dipendente della stazione di servizio Citgo che quella mattina si trovava in servizio, così come testimoniano i libri paga, e che ha avuto una chiara visione del percorso dell'aereo: il suo nome è Robert Turcios

Il testimone, che si trovava nella parte sud della stazione Citgo, racconta di aver sentito "il forte rumore dei motori" ed aver quindi visto "l'aereo, molto basso” passare “appena al di sopra gli alberi” che si trovano a nord della stazione di servizio, sorvolando forse con parte dell'ala destra la tettoia della stazione.

L'aereo, descritto come "grigio, forse argenteo" e di cui non ha potuto "distinguere le insegne" era così basso che sembrava poter colpire la strada (lo svincolo del quadrifoglio) e così Robert è corso sulla piccola collinetta che divide la stazione di servizio dalla strada, per poter vedere meglio.

Dall'11 Settembre quella collinetta è stata rialzata, per cui oggi il Pentagono non si vede più, ma all'epoca dei fatti era possibile avere una chiara visione dell'edificio.

Giunto in prossimità dell'autostrada, l'aereo, secondo il racconto di Robert Turcios, si è rialzato un poco" (lift up a little)....
...per evitare il cartello "divieto di accesso" che si trova proprio in direzione del Pentagono, poco prima di scomparire in una palla di fuoco.
Robert non ha visto l'aereo abbattere i pali della luce, né lo ha visto colpire il Pentagono e la traiettoria che ha disegnato è in totale conflitto con quella “ufficiale” ricostruita dall'Asce.
Ma è Robert Turcios l'unico testimone a collocare l'aereo a nord della stazione di servizio?

Secondo il Citizen Investigation Team no, ed infatti vengono presentate le testimonianze di due agenti di polizia, Chadwick Brooks e William Lagsse, che quel giorno si trovavano proprio nelle vicinanze e che anche loro hanno visto l'aereo transitare a bassa quota a nord della stazione di servizio.


Sgt. Chadwick Brooks e Sgt. William Lagasse
Il sergente Brooks si trovava dall'altra parte della strada (rispetto alla stazione di servizio) quando ha visto "un grosso aereo passeggeri" di colore "bianco sporco" con delle "lettere blu" transitare sopra di lui, a sinistra della stazione di benzina (a nord), in rapida discesa verso il Pentagono.
Da lì, Chadwick Brooks ha visto l'aereo proseguire, da sinistra verso destra, nel suo tragitto verso l'edificio governativo, prima di sparire in una "grande palla di fuoco".

Il sergente Brooks dice di non aver visto l'aereo abbattere i pali ma è convinto che abbia colpito il Pentagono, anche se, come abbiamo visto, la traiettoria differisce in modo sostanziale da quella ricostruita dal rapporto Asce per giustificare i danni ed i pali abbattuti.

Il sergente William Lagasse, invece, stava facendo benzina quando ha visto l'aereo, prima di poterlo sentire, sorvolare il bosco dietro di lui, sorvolando gli alberi da sinistra verso destra, a meno di 50 metri dal suolo.
A quel punto l'aereo, secondo il racconto del sergente Lagasse, è transitato a nord della stazione di servizio, cosa di cui è sicuro "al 100%" e su cui "scommetterebbe la vita" e si è diretto verso il Pentagono dove “è scomparso in una palla di fuoco”.

Anche il sergente Lagasse ed il sergente Chadwick hanno ricostruito il percorso dell'aereo in modo molto simile a quello realizzato da Robert Turcios.
Concludiamo con le stesse domande che si pongono Aldo Marquis e Craig Ranke

Ma se l'aereo è transitato a nord della Citgo Station allora che cosa ha abbattuto i pali della luce? Che cosa ha provocato il danno alla facciata del Pentagono penetrandola con quella angolazione?

Forse l'accenno di Robert Turcios ad un "rialzarsi" (lift up a little) prima di raggiungere il Pentagono sta ad indicare che l'aereo non ha colpito l'edificio, ma lo ha sorvolato mentre qualcos'altro causava l'esplosione e dava a tutti l'impressione che fosse stato l'aereo a schiantarsi?

Sono chiaramente solo ipotesi, tutte da vagliare attentamente, ma ciò che è certo è che le testimonianze raccolte dal Citizen Investigation Team sono in pesante conflitto con la ricostruzione fatta dall'Asce, con i danni materiali rilevati sul luogo, con l'abbattimento dei pali della luce, con la direzione dell'impatto e con tutto il resto dello scenario.

Insomma sono in contrasto con tutto ciò che poteva far pensare che un Boeing 757 della American Airlines avesse impattato con il Pentagono.

venerdì 31 agosto 2012

IL TERRORISTA DI MAGGIOR SUCCESSO DEL XX SECOLO

Le notizie degli ultimi giorni hanno come protagonisti due ex premier israeliani. Rappresentano due delle molte facce di Israele. Suscitano, inoltre, una domanda a livello universale: è meglio un fanatico onesto o un pragmatico corrotto?

Yitzhak Shamir è morto due mesi fa ed è stato seppellito nel cimitero della “Grande Nazione” di Gerusalemme. Aveva 97 anni e per anni ha vegetato in uno stato di demenza. La maggior parte degli israeliani non sapeva che egli fosse ancora vivo.

Quando l'ho descritto in TV come “il terrorista del XX secolo che ha riscosso più successo”, l'intervistatore ha alzato le sopracciglia; ma si trattava di una descrizione accurata.

Shamir non era un grande pensatore. Durante l'adolescenza aderì alla destra sionista dell'organizzazione giovanile di Vladimir Jabotinsky, in Polonia, e da allora non ha cambiato di una virgola la sua visione del mondo. Da questo punto di vista era totalmente inamovibile. Voleva uno stato ebraico lungo tutto il periodo storico del paese. Nessun discorso sugli arabi o cose del genere.

Aderimmo contemporaneamente al movimento clandestino dell'Irgun. Ero troppo giovane per partecipare ad azioni terroriste effettive, ma lui, otto anni più grande, lo faceva. All'epoca, l'Irgun uccise moltissimi uomini, donne e bambini arabi con attacchi a mercati, come rappresaglia per gli attacchi a civili ebrei. Noi sfidavamo la politica della “moderazione” imposta dalla leadership sionista. Nell'estate del 1940 l'Irgun si sciolse. Uno dei comandanti, Avraham Stern, fondò un'organizzazione conosciuta come la “Gang di Stern”. (Fu poi soprannominato LEHI, acronimo per “Combattenti per la libertà di Israele”.)

Stern era una persona razionale. Lo scopo era quello di stabilire uno stato ebraico in tutta la Palestina. Il nemico era l'Impero britannico. Il nemico del mio nemico è mio amico. Quindi dobbiamo collaborare con i nazisti. Stern inviò diversi emissari per mettersi in contatto con i tedeschi. Alcuni vennero intercettati dagli inglesi, gli altri vennero ignorati dai nazisti.

Non potevo accettare questa logica atroce e non aderii, anche se c'era la tentazione. Shamir lo fece.

Fu catturato ed imprigionato (non come Stern, che fu catturato e ucciso all'istante). In poco tempo, praticamente tutti i membri dell'organizzazione furono uccisi o arrestati. Il gruppo smise di esistere – fin quando Shamir ed un collega, Eliahu Giladi, scoppiarono. I due, agendo insieme, riportarono in vita il LEHI. Un giorno Shamir fece processare ed uccidere Giladi.

Giladi non fu accusato di tradimento, al contrario: era colpevole di eccessivo zelo. Aveva pianificato azioni rivoluzionarie, come l'assassinio di David Ben-Gurion e l'intera leadership sionista. Shamir decise che questa natura avventuriera mettesse in pericolo l'organizzazione e doveva essere rimossa. In seguito, Shamir diede alla figlia il nome Gilada.

Molti anni dopo ho chiesto a Shamir quale personaggio storico ammirasse di più. Mi ha risposto senza esitazione: Lenin. Ho capito che lo ammirava perché Lenin seguiva spietatamente la massima per la quale “il fine giustifica i mezzi”.

Shamir era uno dei tre leader del LEHI. Era responsabile per le operazioni e per l'organizzazione meticolosa per la costruzione di un piccolo gruppo di uomini scelti che eseguissero azioni incredibilmente azzardate. Lui stesso aveva pianificato ogni singola operazione nei minimi dettagli. La più famosa fu l'assassinio al Cairo di Lord Moyne, l'alto funzionario inglese per il Medio Oriente.

Fu arrestato ancora quando gli inglesi condussero una ricerca di casa in casa a Tel Aviv. Shamir era ben camuffato, ma non poteva nascondere la sua caratteristica più palese: era molto basso, quasi un nano, con un testa forte e grande. I soldati avevano ricevuto istruzioni di arrestare ogni persona al di sotto di una certa statura. Stavolta fu mandato in un campo di prigionia in Africa, dal quale scappò a tempo debito. Raggiunse il Gibuti Francese, andò a Parigi su una nave da guerra e rimase lì fino a quando non venne creata Israele. Il LEHI era formato da poche centinaia di membri, ma svolse un ruolo importante nel far uscire gli inglesi da questo paese.

In Israele, Shamir è scomparso dalla circolazione. Per anni ha lavorato per il Mossad. Girava voce che la sua specialità fosse mandare pacchi-bomba. Quando riapparve, si unì al partito del suo rivale di un tempo, Menachem Begin. Fu nominato presidente della Knesset.
Una volta decisi di mettere in scena una piccola dimostrazione nella Knesset. Indossai sotto la giacca una maglietta con scritto “La pace è meglio di un Israele più grande”. Durante la sessione plenaria mi tolsi la giacca. Dopo alcuni minuti di shock, un usciere mi chiese gentilmente di recarmi nell'ufficio del presidente. Shamir mi ricevette con un grande sorriso e mi disse: “Uri, dove saremmo se ogni membro facesse una cosa del genere? Ora che hai espresso la tua opinione, potresti per cortesia rimetterti la giacca?”. Cosa che feci, ovviamente.
Quando Begin dichiarò la pace con l'Egitto e persino io votai a favore, Shamir si astenne.

Dopo la Prima Guerra del Libano, quando Begin diede le dimissioni dichiarando che “non poteva più andare avanti”, Shamir prese il suo posto. Come premier. Il suo risultato più eclatante fu quello di non fare niente, eccetto la costruzione di insediamenti – in silenzio e senza avvisare. Sotto la pressione americana, assistette alla conferenza di pace di Madrid, determinato a non muovere un solo dito. Come sottolineò più tardi, era abbastanza pronto per negoziare con gli arabi per tutto il tempo necessario. Non sognava la pace, cosa che avrebbe disegnato frontiere ed ostacolato la strada verso al Grande Israele.

La sua ideologia si riassumeva nella sua massima più famosa, che alludeva al vecchio adagio per cui gli arabi volevano buttare gli ebrei in mare: “Gli arabi sono gli stessi arabi ed il mare è lo stesso mare”.
Altra famosa dichiarazione: “Mentire per la propria patria è tollerabile”. Da notare il fatto che quest'uomo, che (come me) si unì all'Irgun per protestare contro la “moderazione”, esercitò la moderazione per eccellenza quando Saddam Hussein bombardò Israele con una pioggia di missili durante la Guerra del Golfo. Shamir era contento di lasciare fare il lavoro agli americani.

Il suo altro grande risultato fu quello di evitare che gli ebrei raggiungessero gli USA. Quando la leadership sovietica permise agli ebrei di emigrare, quasi tutti raggiunsero gli Stati Uniti. Shamir convinse la Casa Bianca a chiudere le porte e così costrinse più di un milione di ebrei russi a venire in Israele (dove ora riempiono le file dell'estrema destra).
Per un breve periodo fu mentore del giovane Benjamin Netanyahu, ma in seguito arrivò a detestarlo. Dopo che Netanyahu fece una piccola concessione tattica agli arabi, lo chiamò “l'Angelo della Distruzione”. Si potrebbe pensare che fosse anche disgustato dall'inclinazione di Netanyahu per il lusso. Quando non mentiva per la patria, Shamir era dritto come un fuso, vivendo nella più grande modestia. Non c'è mai stato – o avrebbe potuto – neanche il minimo segno di corruzione.

Il che ci porta direttamente a pensare a Ehud Olmert. Tanto tempo fa c'era un Ministro dell'Educazione, Zalman Aran, che era conosciuto per il suo umore caustico. Una volta, un funzionario del partito andò da lui e disse: “Ziama, puoi congratularti con me: sono stato assolto!”. “Strano”, rispose Aran, “io non sono mai stato assolto!”.

Olmert è stato assolto molte volte. Durante la sua carriera, è passato da un'assoluzione all'altra.
Questa settimana è successo di nuovo. Dopo un lungo processo, nel quale è stato accusato con cinque diversi capi di corruzione, è stato prosciolto da quattro. Uno riguardava la sua abitudine a lasciarsi invitare da varie organizzazioni di beneficenza per dare lezioni negli USA e lasciare che ognuna pagasse separatamente per lo stesso biglietto in prima classe (usando il surplus per le gite di famiglia).

Altro capo: dichiarare allo Stato che la sua collezione di preziose penne valesse dieci volte di più del vero. La corte distrettuale ha deciso di assolverlo da tutti i capi di accusa per mancanza di prove, tranne uno: come Ministro dell'Industria, avrebbe privilegiato i clienti del suo caro amico, che lo aveva ringraziato custodendo nella sua cassaforte una grande somma di denaro contante.
Olmert ha festeggiato la sua assoluzione parziale come una grande vittoria. I media – gli stessi che celebrarono la sua incriminazione – partecipano ai festeggiamenti.

Sta ancora aspettando gli esiti di un processo ancora più grande. In questo caso, l'accusa è di essersi fatto corrompere per la costruzione di un mostro architettonico multimiliardario nel centro di Gerusalemme all'epoca del suo incarico come sindaco della città. Tutti si aspettano che venga assolto, come sempre.

Tra le proteste diffuse dai media contro il Procuratore Generale, c'era quella secondo la quale lui, un umile servitore civile, avesse fatto cadere un Primo Ministro in carica con false accuse. Ancora peggio, lo avrebbe fatto proprio nel momento in cui Olmert era sul punto di fare pace con i Palestinesi. Senza senso.

Nel suo anno presso l'ufficio del Primo Ministro, durante il quale iniziò due sporche guerre (la Seconda Guerra del Libano e l'Operazione “Cast Lead”), aveva tutto il tempo di fare pace. Creò effettivamente un piano di pace, ma solo alla vigilia della suo atteso crollo politico. Con peacemaker come questi, chi ha bisogno di guerrafondai?
Tuttavia, Olmert sta già facendo capire che dopo la sua prossima assoluzione tornerà alla vita politica.

Shamir, il fanatico onesto morto, ha molti seguaci. Olmert, il pragmatico corrotto vivente, ne ha molto pochi. Netanyahu, il loro attuale successore, ha i vizi dei due e le virtù di nessuno.

Uri Avnery è uno scrittore israeliano e fondatore del movimento di pace Gush Shalom. Da giovane membro dell'Irgun, Avnery è stato nella Knesset nei periodi 1965/74 e 1979/81.

Fonte: www.informationclearinghouse.info

L esercito Israeliano e le sevizie impunite

"Ne prendi uno, gli punti la pistola addosso. ‘Non sparare’, biascica quello pietrificato. Lui lo vede nei tuoi occhi che sei pazzo, che di lui non può fregartene di meno”. Hebron, 2006-2007. Intorno volano le pietre. Il sergente maggiore della brigata Kfir ha appena fermato un ragazzino che ne aveva lanciata una. A sei anni di distanza ha deciso di parlare. La sua è la diciassettesima delle 47 testimonianze raccolte nell’ultimo dossier di Breaking the silence, associazione di ex soldati delle Israel Defense Forces che dal 2004 racconta l’occupazione dei territori palestinesi. Ora il faro è puntato sui bambini e sulle loro vite sotto assedio. Tra pestaggi, intimidazioni e umiliazioni: “Eravamo cattivi, davvero. Solo più tardi ho capito che avevamo perso il senso della pietà”.

A seguito, "Rachel Corrie e l'ennesima prova dell'impunità dell'esercito israeliano" (Chantal Meloni, ilfattoquotidiano.it);


Arrestati, ammanettati, bendati. Picchiati. Lo stillicidio è quotidiano. Nablus, 2005: “Ogni giorno dovevamo entrare nei villaggi e occuparli. Dimostrare che il territorio era nostro, non loro. (…) Una volta l’autista del blindato è sceso, ha afferrato un ragazzino e ha cominciato a picchiarlo a sangue. Non stava facendo nulla, era seduto sul marciapiede”, racconta il sergente maggiore dell’Armored corps dell’Idf. Come gli altri 30 ex colleghi che hanno rotto il silenzio, era in servizio tra il West Bank e la Striscia di Gaza tra il 2005 e il 2011. Il picco della seconda Intifada è passato, la situazione è calma. Ma la macchina della violenza macina ancora odio e dolore. E ingoia bambini che in molti casi non hanno nemmeno 10 anni.
Hebron, 2010: “Non sai i loro nomi, non ci parli. Loro piangono, si cagano addosso”. Chi parla è un sergente della brigata Nahal: “Me ne ricordo uno, piangeva senza sosta. Alcune volte nella stazione di polizia non c’è spazio e allora te li devi portare in caserma, ammanettarli, bendarli e aspettare che la polizia se li venga a prendere. E quello stava lì, accucciato come un cane”. La loro colpa è nella maggior parte dei casi l’aver lanciato pietre. Per fermarli tutto è lecito, anche sparare. E i proiettili, anche se di gomma, fanno male. Nablus, 2006-2007: “Tu ne scegli uno e miri al corpo, dalla feritoia del blindato – racconta un sergente dei paracadutisti – mi ricordo che ne prendemmo uno al petto da 10 metri e quello cadde a terra, svenuto”.
“Per anni sono emersi rapporti sulle condizioni dei bambini sotto l’occupazione israeliana – ha spiegato al Guardian Gerard Horton, legale di Defence for Children International – ora a parlare sono gli stessi soldati. E gli episodi che raccontano non sono incidenti isolati, ma la naturale conseguenza della politica del governo israeliano”. Ad aprile un rapporto di Dfc aveva fatto luce sui numeri dei minori che ogni anno vengono arrestati: negli ultimi 11 anni sono stati 7.500, 2.301 nel solo 2011, nel 2010 erano stati 3.470. Tra il 2008 e il 2012, il 75% degli arrestati sarebbe stato sottoposto a violenze fisiche, si legge nel dossier “Bound, Blindfolded and Convicted: Children Held in Military Detention”, basato sulle testimonianze di 311 minori.
La Convenzione dell’Onu sui diritti dei bambini (Uncrc) è lontana anni luce. In base ai racconti, Israele avrebbe violato gli articoli 2 (discriminazione), 3 (interesse superiore del bambino), 37 (b) (ricorso precoce alla detenzione) e 40 (uso di manette) della Convenzione. Senza parlare del divieto di trattamenti crudeli, inumani o degradanti (articolo 37 a): “Mentre li facevamo scendere dalla jeep ho sentito uno di loro cagarsi addosso. Ma non poteva fregarmene di meno”, ha raccontato un sergente maggiore della brigata Nahal. “Pochi giorni dopo il loro arresto – si legge nel dossier di Dfc – i due terzi dei minori vengono trasportati in prigioni situate in territorio israeliano”. In violazione dell’articolo 76 della Quarta Convenzione di Ginevra.
Un portavoce delle forze di difesa israeliane ha spiegato che Breaking the silence non ha voluto rivelare i nomi dei 30 soldati. “Lo scopo di questa ricerca – ha detto al Guardian – è solo quello di gettare ombre sull’Idf, che ha sempre invitato l’organizzazioni a trasmettere immediatamente reclami o sospetti riguardanti condotte improprie alle autorità competenti. In linea con i nostri impegni etici, gli incidenti in questione saranno oggetto di studi approfonditi”.
La pietà è morta nel West Bank, ma a distanza di anni alcune coscienze si risvegliano. E ricordano: “Quel ragazzino lì, sdraiato a terra, che implorava di non essere ucciso, poteva avere 9 anni – racconta un sergente della brigata Nahal in missione ad Assoun, vicino Qalqiliya – ho pensato ai nostri figli. Può un bambino pregare di non essere ucciso con una pistola puntata alla testa?

Marco Quarantelli
Fonte: www.ilfattoquotidiano.it
Link: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/28/palestina-sevizie-sui-bambini-raccontate-dai-soldati-israeliani/336166/
28.08.2012

RACHEL CORRIE E L'ENNESIMA PROVA DELL'IMPUNITA' DELL'ESERCITO ISRAELIANO

DI CHANTAL MELONI
ilfattoquotidiano.it

Oltre alla grande amarezza per la decisione di oggi, ci sono due cose che a mio parere emergono dalla vicenda di Rachel Corrie:
1. la cultura di assoluta impunità che caratterizza le azioni, violazioni e crimini commessi dall’esercito israeliano;
2. la mancanza di considerazione e rispetto della vita umana a fronte delle logiche di difesa e sicurezza.
Rachel, come i civili palestinesi che cercava – forse ingenuamente, certamente con passione e consapevolezza – di difendere, emergono quali vittime sacrificabili di questo conflitto; effetti collaterali di una guerra asimmetrica che protegge i militari molto piú che la popolazione civile.
I fatti risalgono al 2003: siamo nel cuore della seconda intifada, gli scontri tra Israeliani e Palestinesi sono violentissimi. Sono gli anni degli attacchi terroristici da parte dei Palestinesi in Israele e delle dure repressioni da parte degli Israeliani in Cisgiordania e a Gaza.
Secondo fonti israeliane, dei circa 4800 Palestinesi uccisi negli anni dalla scoppio della seconda intifada al 2008 solo un terzo o poco piú (35%) sarebbero stati coinvolti in attivitá militari o para-militari. Tra le 1053 vittime Israeliane meno di un terzo sarebbero stati militari (31%).
La pratica della distruzione delle case palestinesi è ampiamente utilizzata dall’esercito israeliano. Come denunciano dagli avvocati del Centre for Constitutional Rights di New York, che ha tentato di portare in giudizio la Caterpillar, gli enormi bulldozer americani – ritoccati specialmente per gli usi di guerra israeliani – hanno distrutto piú di 4.000 abitazioni solo in quegli anni, ferendo, uccidendo o lasciando senza casa migliaia di famiglie palestinesi.
Ufficialmente si tratta di bonificare il territorio dai presunti terroristi e di spianare le aree di confine (la c.d. buffer zone); in realtá si tratta spesso di ritorsioni, di punizioni collettive nei confronti della popolazione civile tutta, che come tali sono state a piú riprese condannate a livello internazionale, anche come distruzione di proprietá civile, che è vietata e prevista come crimine di guerra ai sensi degli articoli 53 e 147 della IV convenzione di Ginevra (a meno che la distruzione sia “assolutamente necessaria” ai fini dell’operazione militare).
Rachel Corrie si opponeva a tutto ciò: armata di giubbotto arancione fosforescente e megafono si “interponeva” tra i soldati, o i bulldozer, e gli obiettivi da distruggere. Quando l’enorme Caterpillar l’ha schiacciata stava cercando di impedire che la casa della famiglia del medico palestinese ove era ospitata venisse rasa al suolo. I testimoni presenti con lei sul luogo al momento del fatto giurano da 9 anni che non è possibile che il soldato che guidava non l’avesse vista.
I genitori di Rachel hanno un solo desiderio: che venga svolta un’indagine accurata e indipendente sulla morte di loro figlia. Per questo nel 2005 avevano presentato ricorso contro lo stato di Israele alla Corte di Haifa; a loro parere, l’indagine militare condotta nel 2003 e conclusa sbrigativamente al fine che nessuna responsabilità potesse essere imputata all’esercito israeliano non era accettabile.
Dello stesso parere sono peraltro tutte le organizzazioni per i diritti umani, nonché l’ambasciatore americano in Israele, il quale, relazionando nel maggio 2011 al comitato per gli affari esteri americano, ha dichiarato: “Per sette anni abbiamo fatto pressione sul governo di Israele ai piú alti livelli perché conducessero una indagine accurata, trasparente e credibile sulle circostanze della sua (di Rachel Corrie) morte. Il governo di Israele ha risposto che considera il caso chiuso e che non ha intenzione di riaprire una indagine sull’incidente”.
Il giudice Oded Gershon, presidente del collegio nel tribunale di Haifa, ha tuttavia avallato la decisione dell’esercito di non procedere con alcuna indagine penale nei confronti del soldato che guidava il bulldozer che ha ucciso Rachel Corrie, ed inoltre non ha riscontrato alcuna negligenza in tal senso da parte dello stato israeliano.
Per chi conosce bene la realtà della giustizia militare israeliana viene da dire ‘tutto come da copione’. La mancata apertura di un’indagine accurata e indipendente sulla morte di questa giovane attivista americana va solo ad aggiungersi alle centinaia, migliaia, di mancate indagini aperte nei confronti di civili uccisi come vittime collaterali di questo conflitto. Come riportato da B’tselem, la piú importante organizzazione israeliana per i diritti umani, in dieci anni solo il 3% dei casi in cui è stata chiesta l’apertura di un’indagine per l’uccisione di palestinesi da parte di soldati israeliani ha originato un’indagine penale.

giovedì 30 agosto 2012

TAVISTOCK INSTITUTE: POCHISSIMi SANNO DELL ESISTENZA DI ESSO

TAVISTOCK INSTITUTE,

30 Tabernacle Street, London

Le origini di Tavistock
Pochi sanno quanto il Tavistock Institute ha influenzato e influenzi tuttora, sia direttamente che indirettamente e in quale profondità, la nostra vita.
Fu istituito nel 1921 per studiare i disturbi mentali, derivati dall’esposizione al terrore che si genera in battaglia, sui soldati inglesi che sopravvissero alla I guerra mondiale. Il suo scopo era quello di stabilire, sotto il controllo dell’Ufficio della Guerra Psicologica dell’Esercito Britannico, il “punto di rottura” dell’uomo in condizioni di stress.
Tavistock sviluppò le tecniche del lavaggio del cervello di massa che furono usate per la prima volta sui prigionieri americani della guerra in Corea.
I suoi esperimenti con i metodi di controllo delle masse sono stati ampiamente usati sui cittadini americani, un subdolo e oltraggioso attacco alla libertà per mezzo di psicologia applicata ad aree di territorio circoscritte.
Nel 1932, un rifugiato politico tedesco, Kurt Lewin, diventò il direttore del Tavistock Institute, e un anno dopo andò negli Stati Uniti sempre come “rifugiato”,  in realtà il primo di molti infiltrati, e fondò la Clinica di Psicologia di Harvard, da dove fu originata la campagna di propaganda per orientare i cittadini americani contro la Germania e coinvolgere l’America nella II Guerra Mondiale.
Nel 1938 Roosevelt fece un accordo segreto con Churchill che permetteva al Consiglio Esecutivo per le Operazioni Speciali inglese di controllare l’indirizzo politico degli Stati Uniti, in pratica cedendo la sovranità del popolo americano all’Inghilterra.
Per mettere in pratica questo accordo Roosevelt inviò il generale Donovan a Londra perché venisse indottrinato prima di istituire l’OSS (l’attuale CIA). La CIA da sempre opera secondo le direttive impostate dal Tavistock Institute. Il Tavistock Institute ha originato il bombardamento di massa sulla popolazione civile tedesca ordinato da Roosevelt e da Churchill, come mero esperimento di terrore di massa, mantenendo le registrazioni dei risultati come se si stesse osservando delle “cavie” in “condizioni di laboratorio controllate”.

Tavistock oggi

Nel 1947 il Tavistock Institute ha assunto la sua forma definitiva e d’allora è una organizzazione indipendente che cerca di abbinare, alla pratica professionale, la ricerca nell’ambito delle scienze sociali.
I problemi che si incontrano nel porre in esistenza una istituzione, quelli inerenti alla sua struttura organizzativa e alle varie modifiche, vengono esaminati dal Tavistock Institute in ogni settore — governo, industria, commercio, assistenza sanitaria, assistenza sociale, educazione ed istruzione, ecc. — a livello nazionale ed internazionale e i suoi clienti si estendono dai piccoli gruppi di comunità fino alle multinazionali.
Un’area in crescita è lo studio di nuovi programmi sperimentali particolarmente nel campo della salute, dell’educazione e nello sviluppo di comunità.
Ci sono tre elementi che rendono insolito, se non unico, il Tavistock Institute:
  1. è indipendente per il fatto che si auto-finanzia, con nessun supporto dal governo o da altre fonti
  2. essendo orientato alla ricerca si pone fra, ma non inserito, il mondo accademico e l’ambito della consulenza
  3. i campi di suo interesse includono l’antropologia, l’economia, i comportamenti delle organizzazioni, le scienze politiche, la psicoanalisi, la psicologia e la sociologia.
L’ideologia delle Fondazioni americane è stata creata dal Tavistock Institute. L’istituto iniziò occupandosi della “scienza del comportamento” seguendo le linee Freudiane del “controllo” degli esseri umani diventando il centro mondiale dell’ideologia delle fondazioni. Il raggio di azione dei suoi network ora si estende in tutto il mondo e comprende le diverse fondazioni, istituti di ricerca e di ogni altro genere, università, servizi segreti, multinazionali, per citarne alcuni, la lista è molto lunga.
Al personale di molte multinazionali è richiesto che si sottoponga all’indottrinamento fornito da uno o più istituti fra quelli controllati da Tavistock.

Rammollire l’individuo

Tutte le tecniche delle fondazioni americane e di Tavistock hanno un unico scopo: stroncare la forza psicologica di un individuo e renderlo debole, impotente e controllabile.
Qualsiasi tecnica che induce al crollo dell’unità familiare e dei principi morali che una famiglia può dare ai suoi membri, viene usata dagli scienziati di Tavistock come arma di controllo di massa.

I metodi della psicologia Freudiana comportamentale inducono disturbi mentali permanenti destabilizzando il carattere di chi si sottopone a quei trattamenti.
Alle vittime viene poi raccomandato di “instaurare nuovi rituali di interazione personale”, che significa indulgere in brevi rapporti sessuali che realmente lasciano i partecipanti alla deriva senza stabili relazioni sociali nella loro vita.
Il Tavistock Institute ha sviluppato un potere così grande negli Stati Uniti che nessuno riesce ad ottenere un posto di rilievo in qualsiasi campo se non è stato addestrato nella scienza comportamentale a Tavistock o in uno dei suoi centri consociati. Praticamente non c’è campo, da quello dell’istruzione a quello della salute, che non sia sotto l’influenza di Tavistock.
C’è un denominatore comune che identifica tutte le strategie di Tavistock: l’uso di droghe.

L’infame programma della CIA denominato MK Ultra causò parecchi morti. Durante il programma a degli ufficiali della CIA fu somministrato LSD, a loro insaputa. Il Governo americano ha dovuto pagare milioni di dollari ai familiari delle vittime ma i colpevoli non furono mai incriminati. Il risultato di tale esperimento fu la “contro cultura” del LSD degli anni ’60, “l’amore libero” e la “rivoluzione studentesca”, che fu finanziata con 25 milioni di dollari dalla CIA. Tutte le registrazioni degli esperimenti sono state distrutte dal capo del MK Ultra.

La CIA condusse anche esperimenti in Canada e pagò il Dr. Herbert Kelman per svolgere ulteriori esperimenti di controllo mentale. Negli anni ’50 versò moltissimo denaro al presidente dell’Associazione degli Psicologi Canadesi (CPA) per dare a 53 pazienti del Royal Victorian Hospital di Montreal, forti dosi di LSD e perché registrasse le reazioni che avvenivano. Per settimane i pazienti ricevettero dosi di LSD mentre dormivano seguite da elettroshock e comandi ipnotici.

I programmi della CIA, preparati da Tavistock, hanno sempre conclusioni nefaste perché tutti gli sforzi dell’istituto sono diretti a causare crolli ciclici in diverse aree geografiche.
Oggi il Tavistock Institute opera con un network di Fondazioni, raccogliendo fondi per oltre 6 miliardi di dollari nei soli Stati Uniti, pagati dai contribuenti. Il suo operato si estende al mondo intero, compreso la piccola Italia. 10 grandi istituzioni sotto il suo diretto controllo con altre 400 succursali, 3000 altri gruppi di studio nei soli Stati Uniti, e altri istituti di ricerca danno origine a programmi di diverso genere per promuovere il controllo delle masse e le scienze comportamentali.

Ci sono istituti e fondazioni di fama mondiale controllati direttamente o indirettamente, anche se il legame spesso non è facilmente riconducibile a Tavistock, ed è necessario seguire il filo d’Arianna attraversando lussuosi corridoi ed uffici per scoprire i due estremi della linea che collega le varie istituzioni.
Uno di questi è il MASSACHUSETTS INSTITUTE OF TECHNOLOGY (MIT), quasi tutti pensano che sia un’Istituzione puramente americana, ma non è così.
Puoi comprendere il potere di Tavistock dal potere delle istituzioni stesse da esso controllate.

Alcuni clienti del MIT sono:
  • American Management Association
  • Il Comitato per lo Sviluppo Economico
  • GTE (General Telephone Electronics)
  • L’Istituto per l’Analisi della Difesa (IDA)
  • NASA
  • L’Accademia Nazionale delle Scienze
  • Il Concilio Nazionale delle Chiese
  • Sylvania
  • TRW (uno dei maggiori produttori di apparecchiature per l’industria ed il governo americano incluso per i servizi di informazione, aerospaziali, militari.)
  • L’Esercito degli Stati Uniti
  • Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
  • La Marina degli Stati Uniti
  • Il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti
  • Volkswagen
Si possono aggiungere la Fondazione Rockfeller e l’istituto Carnegie e altre ad essi correlati, sono davvero tanti, ma lo scopo di tutto questo si riassume in poche parole: “Controllo del comportamento di masse e individui.”
L’ente che possiamo considerare come il braccio destro di Tavistock è la Società per la Ricerca e lo Sviluppo, (Research And Development Corporation ) meglio nota con il suo acronimo RAND.
La RAND controlla la linea di condotta politica degli Stati Uniti ad ogni livello. Specifica regolamentazione elaborata dalla RAND che diventa operativa include i programmi per i missili intercontinentali balistici, linee di condotta da tenere con gli stati esteri, i programmi spaziali, progetti sul nucleare, analisi delle industrie, centinaia di progetti militari, i programmi della CIA che utilizzano peyote e LSD e droghe più moderne per l’alterazione di stati mentali.
Alcuni clienti americani della RAND, fra i molti, includono:
  • AT&T (American Telephone and Telegraph Company)
  • Chase Manhattan Bank
  • IBM (International Business Machines)
  • National Science Foundation
  • Il Partito Repubblicano
  • TRW
  • L’Aeronautica degli Stati Uniti
  • Il Dipartimento della Salute degli Stati Uniti
  • Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti
Le tecniche usate, apparentemente diverse e dai differenti nomi si riassumono in questo: “Lavaggio del cervello”.
Gli operatori sono di solito psicologi, psichiatri, sociologi, esperti di droghe e altri personaggi esperti di de-programmazione. Tavistock ha addestrato psichiatri nelle tecniche di lavaggio del cervello che a loro volta le hanno esportate in università di diversi stati del mondo. Alcuni di essi si sono resi responsabili di aver programmato e diretto azioni di “pulizia etnica” e di terrorismo internazionale. Jovan Rascovich e Radovan Karadviz sono due psichiatri serbi addestrati nelle tecniche di Tavistock, ideatori della Grande Serbia e responsabili della “pulizia etnica” in Bosnia.
Le tecniche del lavaggio del cervello di Tavistock giunsero anche all’Università Patrice Lumumba di Mosca che sfornò psichiatri che entrarono nelle file del terrorismo internazionale, molti dei quali leaders o consiglieri diretti di leaders di gruppi terroristici.
Analizzando queste informazioni, si può comprendere che le tecniche del terrorismo e quelle di coloro che dichiarano di combatterlo hanno la stessa origine.

PROGETTO MK ULTRA

La paura e il condizionamento

Per poter condizionare esseri umani in massa è necessaria la paura come “catalizzatore”, come “co-agente”. Le persone spaventate accettano maggior controllo su se stesse, rinunciando alla propria sovranità in cambio di maggiore protezione. Quando delle persone, “rammollite” privandole dei valori etici e morali, hanno paura, diventano facilmente effetto di messaggi di qualunque genere, accettano soluzioni assurde come la pena di morte, la pulizia etnica o l’impiego di kamikaze come mezzi per ottenere pace e giustizia, aumentando il caos esistente e la richiesta di misure restrittive.
Qualunque cosa i media dicano viene accettato come verità, quando è solo un testo preparato dalle agenzie di PR, che come fondamento ha solo la fantasia di chi l’ha scritto e la sua abilità di far sembrare bianco il nero. Un esempio di questo lo trovi negli spazi che vengono sempre più inseriti nei palinsesti delle varie TV dedicati agli “opinionisti”.
Facciamo un esempio per capire come funziona. Viene posto un quesito: “Si dovrebbe permettere la vendita di farmaci da banco anche nei supermercati?” Appaiono immagini di persone intervistate, scelte fra le più adatte, alcune a favore, altre contro, poi l’opinionista conclude dicendo che i pareri opposti si equivalgono (così non si da torto a nessuno) e che comunque è meglio che i farmaci rimangano in farmacia. Ma avrebbe potuto dire che è giusto che vengano venduti anche nei supermercati, tutto dipende da chi è il cliente rappresentato, le associazioni di farmacisti o quelle delle derrate alimentari.
Io credo che la soluzione che verrà adottata sarà un compromesso fra i due potenti gruppi: i farmaci potranno essere venduti anche nei supermercati, ma in un’area confinata, come il banco del pane o del pesce, e al banco dei farmaci ci dovrà essere un laureato in farmacia che dovrà consigliare i clienti e che quindi si accerterà che non vi siano indebiti acquisti, ecc. Il tutto verrà fatto passare come un beneficio per chi compra, perché costeranno meno, essendoci concorrenza, e per i nuovi posti creati per impiegare i laureati in farmacia che non possono aprirsene una propria. Tutti, incluso governo, sindacati, le varie associazioni di consumatori, faranno bella figura, per lo meno fino a quando la maggior parte delle persone rimarrà convinta che i farmaci curino.
Tavistock è strettamente legato con la psichiatria e l’industria farmaceutica, perché ha bisogno di entrambe le cose per attuare i suoi piani.
Un clima di tensione genera ansietà e “depressione” e prontamente arriva l’aiuto del cartello farmaceutico con gli psicofarmaci, dando un’ulteriore spinta al degrado dell’umanità.
La paura delle “gravi malattie” come cancri, tumori, Aids, pandemie ecc. viene utilizzata per spillare soldi “per la ricerca” per cure che ovviamente non verranno mai trovate, sia perché i presupposti sono errati, sia perché non c’è alcuna intenzione da parte della medicina e della ricerca ortodossa di farlo.
I programmi per raccogliere fondi sono preparati in modo accurato a partire dalla campagna dì sensibilizzazione, la scelta del periodo (E’ Natale, siamo tutti buoni, Jingle bells, Jingle bells, ecc.) le emozioni da coinvolgere (compassione, speranza, paura). La maggior parte delle donazioni andrà all’industria farmaceutica e agli istituti da essi controllati che faranno la “ricerca”, il resto per pagare tutto il carrozzone della rappresentazione, gli spettacoli abbinati, gli organizzatori, i conduttori delle varie trasmissioni e i benefits per chi ha collaborato affinché la festa riuscisse.
La verità è che non occorrono nuovi farmaci (ovvero nuove combinazioni di sostanze tossiche), ma bisognerebbe educare le persone e portarle alla comprensione che i farmaci realmente non hanno mai guarito nessuno, a meno che per guarigione non si intenda repressione di sintomi o compressione di un tumore “con un po’ di chemio,” facendo credere che il male sia regredito.
Tavistock è un istituto molto particolare, non parteggia per una corrente politica o un’altra. Infatti, si trova un gradino al di sopra delle lotte di vario genere che affliggono il pianeta. Che vinca la destra o la sinistra, la Russia o l’America, la Cina o la Corea, o il terrorismo, a Tavistock non importa niente, l’importante è che ci sia instabilità, insicurezza e paura, condizioni necessarie per il condizionamento delle masse.

Il Cambiamento

Se ti stai domandando perché vi siano organizzazioni che si stanno dando un gran da fare al punto che tutto può sembrare fantascientifico, allora occorre qualche spiegazione in più.
In natura niente è immutabile, tutto cambia. Le varie civiltà si sono formate e si sono evolute nella direzione impostata dalle regole formulate dai leader della comunità, fino a quando i principi su cui esse si fondavano sono stati mantenuti in esistenza. Quando al potere sono giunti individui prepotenti e disonesti, oltre che emeriti imbecilli come statisti, le civiltà sono decadute per poi estinguersi.
Gli scienziati di Tavistock, ma non solo loro per fortuna, studiando il momento in cui le varie civiltà hanno iniziato il loro declino hanno rilevato che tale declino avviene quando gli individui non si attengono più ai principi che sono il sostrato stesso della civiltà.
I principi sono punti di riferimento che permettono ad un individuo di orientarsi favorevolmente nella vita. Senza di essi un individuo è alla deriva, non sa più cosa è giusto o sbagliato e le sue azioni sono spesso basate su conclusioni che lo fanno cadere sempre più in basso, fino al punto che non può più rialzarsi.
Gli esperti di Tavistock, e i loro colleghi che operano nelle migliaia di sedi degli istituti consociati sparsi in quasi tutto il mondo “occidentale”, applicando i fattori che sono causa di decadimento della società, provocano tramite i media, opinion leaders, agitatori di varia natura, eventi che portano a sostanziali cambiamenti favorevoli per i loro clienti, siano essi multinazionali o governi. In questo modo, stili di vita, che non possono condurre che verso la distruzione di chi li adotta, vengono introdotti per causare i cambiamenti voluti a favore dei clienti.
In che modo e per chi un cambiamento verso la distruzione può essere desiderabile?
Una guerra è favorevole per i fabbricanti e mercanti di armi, per le aziende che si occuperanno della ricostruzione, ecc. La falsa informazione sulla salute e sull’alimentazione, crea una popolazione ignorante e dalla salute in precario equilibrio, a favore dell’universo della salute e delle multinazionali delle derrate alimentari.
Il risultato di quei cambiamenti indotti con la tecnologia di Tavistock, è una popolazione che riesce a differenziare sempre meno il vero dal falso e con diminuita capacità di valutare il vero valore delle cose.
Tale popolazione accetterà, senza protestare molto, servizi scadenti, tassazioni elevate, trattamenti per malattie che in realtà sono progressivi avvelenamenti, riduzione di diritti ecc. Questo favorisce, per esempio, la facile vendita di prodotti scadenti di breve durata sul mercato, con immenso spreco delle risorse dei singoli cittadini a favore dei produttori di tali “beni”. La qualità non è più una costante, ma un lusso.
Per Tavistock il nemico è la verità in quanto le sue tecniche si fondano sulla menzogna. Tutte le operazioni e programmi che vengono portati avanti da individui addestrati a Tavistock o da altre istituzioni satelliti hanno un nobile intento apparente di aiuto e solidarietà, dietro al quale si nasconde quello vero: il malvagio intento di controllare il comportamento di ogni individuo a favore dei grandi interessi economici del pianeta.

Conclusione

A seguito di quanto hai letto nell’articolo, osserva i conduttori delle varie trasmissioni TV e dei vari TG e ti accorgerai che stanno vendendo per qualcuno, fosse anche solo per mezzo di un commentino buttato lì, apparentemente per caso. Ti ricordi la pandemia aviaria? Non ne parla più nessuno. Ma allora tutto il mondo dei media è entrato in movimento e ha fatto un bel can can. I governi hanno comprato milioni di dosi di vaccini, sono stati stampati manuali di sopravvivenza contro la pandemia, molte persone chiedevano in farmacia il “vaccino contro la pandemia, quella malattia lì degli uccelli”. Ogni tanto veniva data notizia che il tale istituto di ricerca aveva trovato il vaccino contro il virus dei polli, e così via. Bene hai assistito all’attuazione di un programma elaborato con le tecniche di Tavistock. E non puoi non aver notato che alcuni direttori di telegiornali non si lasciano scappare l’occasione di raccomandare di vaccinarsi per l’influenza ad ogni momento.
Oggi è necessario osservare e chiedersi, quando tramite i media viene sottoposto un affare vantaggioso che richiede la nostra approvazione, per chi sarà vantaggioso, come il passaggio dalla lira all’euro, tanto per fare un esempio. Altrimenti i polli saremo noi, e un po’ già lo siamo, ma siamo ancora in tempo per far regredire la mutazione.